Mini: 20 anni di successi rivissuti attraverso una Cooper
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Il tempo passa molto velocemente, e il debutto della Mini come rivisitazione in chiave moderna del modello originale, avvenuto 20 anni fa, in occasione del Salone di Parigi, ne è una valida testimonianza. Non era semplice sostituire un’icona che ha resistito per ben 41 anni, ma il Gruppo BMW ha accettato la sfida e l’ha vinta, visto che ha aperto le porte ad un nuovo segmento di mercato: quello delle piccole di stampo premium.
La Cooper appartenuta a tre proprietari
Così, un primo esemplare della Mini Cooper ha fornito l’occasione per riscoprire il carattere pionieristico del modello. L’auto è uscita dalla catena di montaggio nell’ottobre 2001, sei mesi dopo il lancio della produzione nello stabilimento Mini di Oxford. I tre proprietari precedenti l’hanno guidata per ben 175.000 chilometri, e la vettura in questione ha preso il nomignolo di “Sunny” per via della sua rara livrea Liquid Yellow; infatti, nel primo anno di vendita della moderna Mini in Germania, solo un veicolo su quindici è stato fornito in questo colore. La combinazione con il tetto e le calotte degli specchietti retrovisori in nero poi era ancora più rara.
Nello specifico, le vendite nel Regno Unito sono iniziate il 7 luglio 2001, mentre il lancio sul mercato tedesco è avvenuto due mesi dopo. Intanto, considerate le numerose richieste, è stato introdotto per la prima volta un turno di fine settimana presso lo stabilimento Mini di Oxford. Più tardi, il 2 marzo 2002, c’è stato il lancio in Giappone, quindi, il 22 marzo 2002 è arrivato il turno degli Stati Uniti, dove i concessionari avevano già registrato ordini per 20.000 auto.
Soluzioni tecniche sopraffine sin dall’esordio
Oltre al design, la Mini di seconda generazione ha conquistato i driver di tutto il mondo attraverso la sua maneggevolezza. Come dimostra “Sunny” che può contare su un motore da 85 kW / 115 CV per avere brillanti accelerazioni. Tanto che lo stesso John Cooper aveva affermato in seguito ad un giro di prova: “la Mini Cooper ti fa sorridere”. Merito di un assale anteriore MacPherson con semiassi della stessa lunghezza, e di un assale posteriore multi-link, unico in questo segmento, mentre i freni erano già a disco su tutte e quattro le ruote con antibloccaggio di serie e la distribuzione elettronica della forza frenante. Se a tutto questo aggiungiamo le varie personalizzazioni, ecco che la Mini ha impiegato poco tempo per diventare irresistibile!
Nel tempo i motori diesel, la Countryman e la SE
L’evoluzione del modello è proseguita nel 2003, con l’adozione del motore diesel, e poi con l’arrivo della Mini Cabrio nel 2004. Con la terza generazione, lanciata nel 2006, inoltre, ecco che arrivarono la Mini Clubman, la Mini Coupé e la Mini Roadster. Quindi il brand ha trasportato anche nel mondo dei SUV il go-kart feeling grazie alla Mini Countryman, e con la quarta generazione è arrivata anche la Mini 5 porte. Oggi, la Mini Cooper SE, con il suo cuore elettrico, rappresenta la capacità di Mini di traslare la tradizione verso le esigenze degli automobilisti moderni.
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